[ Pobierz całość w formacie PDF ]

nostra sapienza tramandiamo ai nostri posteri perché al-
tra ne acquistino e sempre via s accresca di sempre nuo-
ve verità e si costituisca il corpo della scienza umana. 
Ora per poter tramandar la sua parte, non solo, ma per
poterla ritenere per sé stesso, ogni uomo deve legarla
ogni volta nei suoi frammenti s! n aátàa$ logism. * Bisogna
far tesoro dell esperienza .
Nuovamente c è nell aÄtàa e nel logism $, l anticipa-
tio: quale è l aÄtàa, quale il possibile logism $ di chi non
ha ancora la verità, ma deve attender la fuga dei millen-
ni per averla? O se ha l aÄtàa, che bisogno ha di preoc-
cuparsi ancora della realtà? Quale la sazietà di chi non
ha mangiato, e quale la necessità di mangiare per chi è
sazio?  Ma qui sembrerebbe un voler dusceraànen ùn
toé$ l goi$:  * qui la ragione ha soltanto la funzione di
tener salda questa «esperienza . Ed è pur curioso di sa-
per questa che cosa sia. «Apri gli occhi, gli orecchi, le
nari, usa la lingua e le mani ed avrai l esperienza sana e-
positiva dei sensi» mi risponderebbe qualunque scien-
ziato.
Letteratura italiana Einaudi 90
Carlo Michelstastaedter - La persuasione e la rettorica
Ma quest esperienza, per mia esperienza è una ben
strana esperienza.
Quale è il sapore del pane? quello del primo pezzo
che mangio quando ho fame o quello che mangio dopo
quando mi son saziato? Quale è l odore dell arrosto? il
buono, il caro, che ogni altro odore vince, quale mi spira
incontro s io cerchi invano il pane o quello del pezzo
d arrosto che avanza alla mia tavola? E l occhio, che
cos è che l occhio vede? davvero io credo che ognuno
possa esperimentare la dubbia vista del suo occhio, ed
essere incerto quale sia la faccia delle persone che più gli
sono vicine.
Guardate la faccia dell amico in cui credete e vi sarà
una nobile faccia  e la nobiltà localizzerete o nel naso o
nella fronte o in un «certo che degli occhi»  guardatelo
quando v abbia tradito e vedrete una bocca turpe, una
cera sinistra, «un espressione insomma che non va . 
(E se uno guardi una donna prima e dopo averne usato,
la contraddizione gli riuscirà anche più tridente). Quale
è l esperienza della realtà?
S io ho fame la realtà non mi è che un insieme di cose
più o meno mangiabili, s io ho sete, la realtà è più o me-
no liquida, e più o meno potabile, s io ho sonno, è un
grande giaciglio più o meno duro. Se non ho fame, se
non ho sete, se non ho sonno, se non ho bisogno di al-
cun altra cosa determinata, il mondo mi è un grande in-
sieme di cose grigie ch io non so cosa sono ma che certa-
mente non sono fatte perch io mi rallegri.
II
 Ma noi non guardiamo le cose con l occhio della fa-
me o della sete; noi le guardiamo oggettivamente , pro-
testerebbe uno scienziato. Anche 1  oggettività» è una
bella parola. Veder le cose come stanno, non perché se
Letteratura italiana Einaudi 91
Carlo Michelstastaedter - La persuasione e la rettorica
ne abbia bisogno, ma in sé: aver in un punto «il ghiaccio
e la rosa, quasi in un punto il gran freddo e il gran cal-
do ,* nella attualità della mia vita tutte le cose, «l eter-
nità raccolta e intera ...*
E questa l oggettività?
Sulla carta si può rivolgere a chi si vuole una simile
domanda, ma chi la rivolgesse proprio a viva voce a uno
scienziato, non ne uscirebbe sano. Con questa arrischie-
rebbe infatti d avere nuovamente tutto il sapere nel pre-
sente o di non averlo affatto; e la sua cara speranza, il
suo assoluto, il suo Dio: il lavoro sarebbe distrutto.
Eppure se «oggettività» vuol dire «oggettività , veder
oggettivamente o non ha senso perché deve aver un sog-
getto o è l estrema coscienza di chi è uno colle cose, ha in
sé tutte le cose: +++* il persuaso: il dio.
La «coscienza delle cose per sé stesse e non pel mio
bisogno» bisogna per forza che sia tutta in un presente;
e questo presente l ultimo presente  ché altrimenti le
cose non sarebbero per sé stesse ma pel continuare: per
un qualche bisogno.
Dunque l oggettività del lavoro scientifico nella quale
gli scienziati vivono floridi kH"ra d° t te dûxontai
 pp te ke d¬
Ze! $ ùqûlh telûsai ¶qßnatoi qeoã ©lloi *
non può esser quella oggettività catastrofica, ché altri-
menti il loro esperimentare sarebbe un affermarsi simile
a quello dell ape quando pungendo muore  e il primo
esperimento, il battesimo della scienza, sarebbe il batte-
simo della morte. «Ma noi non vediamo  noi guardiamo
oggettivamente» protesterebbe ancora lo scienziato. Ma
guardare anch esso è un verbo e se pur verbo vuole il
soggetto. E poiché gIi scienziati non possono uscir im-
punemente dalla loro pelle come i bachi da seta, per
guardar come son fatte le cose, ci è forza ammettere che
Letteratura italiana Einaudi 92
Carlo Michelstastaedter - La persuasione e la rettorica
l oggettività è tr pon tinß * una soggettività.  E allora
bisogna andar all altro estremo: se non è il dio, è il sasso.
Se non è l identità della mia coscienza colla coscienza
delle cose, è l infinitesimale coscienza della relazione in-
finitesimale; e in questa l illusione dell assenza d ogni as-
senso1 individuale; poiché del tutto l assenso non si può
togliere. Per fare esperienza oggettiva io devo guardare le
cose che non vedo: poiché quelle che vedo, le vedo per
l assenso della mia persona intera.
E guardare vuol dire procurare all occhio la vicinanza
che risvegli il suo assenso: non come occhio che serve al
mio corpo ma come occhio, come insieme di lenti: l as-
senso inorganico.
Io vedo un altra turba di gente su questa stessa via
che mena all assenso inorganico. E so che male soppor-
terebbe la sua vicinanza la dignitosa schiera degli scien-
ziati  se pur la vedesse. Ma gli occhi preoccupati dal
guardare non vedono.
È questa la turba dei gaudenti: che cercano il piacere
pel piacere, e nel punto che lo cercano, già non l hanno
più (v. II P., c. l°) e la loro persona si dissolve. Se la boc-
ca non gode più in ciò che sa che è buono pel corpo, ma
vuol ripetere questo godimento se anche esso sia danno-
so al corpo  essa non è più la mia bocca, ma una bocca
che vuol viver per sé.  Ma perché essa ricerchi e molti-
plichi quelle cose, che le facevano piacere prima nel ser-
vizio del corpo, ora non giunge a cavarne il dolce sapo-
re; quella dolcezza apparteneva al corpo e alla sua
1
Uso «assenso» per dir «attualità della persona nell affermazione
presente» .. Adsensus: così Cicerone traduce la sugkatßqeoi$ di Ze-
none Stoico, Acad. pr. II 144: ... cum extensis digitis adversam ma-
num ostenderat «visum». (d xa) inquiebat «huiusmodi est». Deinde
cum paullum digitos contraxeTat «adsensus huiusmodi» ....  * Joh.
v. Arnim, Stoicorum veterum Fragmenta, vol. I, Lipsiae, 1905. 
Letteratura italiana Einaudi 93
Carlo Michelstastaedter - La persuasione e la rettorica
continuazione  e 1a bocca soffre l amara delusione che
il pane le è insipido e insipida la carne: allora essa cerca
il dolce per sé, e il salato, e il piccante e l uomo così pro-
cura alle determinazioni chimiche del proprio organo la
vicinanza delle cose necessarie alla loro affermazione e
prende la persona di quella vita quasi atomica. Così av-
viene di tutti gli altri sensi nella degenerazione del piace-
re.1 Così avviene nella ricerca del sapere pel sapere, che
si giunge alla sapienza degli organi per loro stessi e non [ Pobierz całość w formacie PDF ]

  • zanotowane.pl
  • doc.pisz.pl
  • pdf.pisz.pl
  • mexxo.keep.pl